La vicenda della scuola di Pioltello, che il 10 aprile resterà chiusa per venire incontro agli studenti stranieri di fede islamica, ha avuto almeno un merito: quello di sollevare il problema delle classi con un numero eccessivo di stranieri (in quella scuola sono il 43%). C’è chi ha voluto sostenere che questo non è un problema, perché la maggior parte dei bambini con cittadinanza straniera iscritti nella scuola dell’obbligo sono nati in Italia e parlano la nostra lingua. E c’è chi invece ritiene che porre un limite (del 20%, o del 30%) alla percentuale di bambini stranieri sia una misura ragionevole.
Ma quanto pesano gli studenti stranieri nella scuola dell’obbligo? E quante sono le classi con un numero elevato di stranieri? In terza media, nell’ultimo anno scolastico concluso (2022-2023), gli alunni stranieri erano circa l’11%. Quanto alla composizione delle classi, nel 31% dei casi il problema non sussiste, perché sono interamente composte da italiani; nel 30% dei casi il peso degli studenti stranieri è molto contenuto, in quanto inferiore al 10%; nel 21% dei casi il numero di stranieri è compreso fra il 10 e il 20%, dunque al di sotto della soglia-Salvini (20% di ragazzi stranieri). Resta un 18% di situazioni problematiche (più del 20% di stranieri), ma solo nell’8% viene superata la soglia-Valditara (30%). Infine, le classi in cui gli alunni stranieri sono più numerosi di quelli italiani ospitano circa l’1% del totale della popolazione studentesca.
Dunque, anche accettando la linea severa di Salvini, si tratterebbe di intervenire in meno di 1 una situazione su 5. Ma è possibile? E, soprattutto, sarebbe utile?
A mio parere intervenire in modo incisivo è quasi impossibile, perché è la distribuzione geografica delle famiglie che rende difficile creare ovunque classi bilanciate. Non si può chiedere ai ragazzi (italiani e stranieri) di iscriversi a scuole più lontane da casa solo per rispettare quote decise a tavolino.
Sull’utilità, invece, il discorso è molto più complesso.
Ed eccoci al punto cruciale. Se si vuole evitare che la massiccia presenza di determinate categorie di studenti penalizzi quel che succede entro una classe, non è solo alla quota di stranieri che dobbiamo fare attenzione, ma anche alla quota di maschi e alla quota di studenti provenienti dai ceti bassi. Una classe ben bilanciata è una classe in cui i tre fattori di rischio fondamentali – essere straniero, essere maschio, essere di condizione sociale modesta – non si cumulano in modo eccessivo. L’analisi dei risultati scolastici rivela che tutti e tre i fattori esercitano effetti negativi sui risultati finali della classe.
Ben venga, dunque, una rinnovata attenzione alla composizione delle classi. Ma non fissiamoci sull’idea, empiricamente errata, che a rallentare il ritmo di apprendimento di una classe sia solo l’eccesso di studenti stranieri. Concentriamoci, piuttosto, sul problema dei maschi e del loro scarso impegno scolastico: forse il più trascurato fra i guai della scuola.