Laura Aprati, il dramma della giornalista Rai: «Ho perso tutti i capelli in una notte. Da quel momento nulla è stato come prima. Uno choc»

La battaglia della giornalista contro l'alopecia areata totale

Laura Aprati, il dramma della giornalista Rai: «Ho perso tutti i capelli in una notte. Da quel momento nulla è stato come prima. Uno choc»
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Giovedì 2 Maggio 2024, 10:55 - Ultimo aggiornamento: 11:35

«Mi sono alzata una mattina e non avevo più un capello in testa. Mi sono guardata alla specchio e non mi sono riconosciuta: Chi è questa persona?, Cosa mi è successo?. Nell’arco di tre giorni non avevo più un pelo su tutto il corpo: né ciglia e sopracciglia. Uno shock. Da quel momento nulla è stato più come prima»Laura Aprati, giornalista Rai, racconta a La Repubblica l’esperienza che le ha cambiato la vita. Una mattina si è svegliata e non aveva capelli poi nel giro di pochi giorni, ha perso tutti i peli compresi ciglia e sopracciglia, a causa dell’alopecia areata totale, una malattia autoimmune che colpisce lo 0,2% della popolazione mondiale.

Laura Aprati, racconta il suo dramma

Era il 2013 quando tutto è iniziato. «Per quanto drammatico e doloroso, quando ti diagnosticano il cancro sai già quali potranno essere gli effetti collaterali della chemioterapia e hai il tempo per prepararti psicologicamente alla caduta dei capelli. Ma io non sapevo niente, ero spaesata, e anche i medici a cui mi rivolgevo erano perplessi». Ora la giornalista, a cui sono ricresciuti i capelli grazie a una cura, ha deciso di raccontare tutto per mandare un messaggio di speranza per i tanti che soffrono di questa patologia, ma la sua è anche una denuncia. 

La malattia

«La mia alopecia è stata la conseguenza di una fibromialgia, ma è stata la calvizie a pesarmi di più dal punto di vista psicologico: devi andare a lavorare, partecipare alle riunioni, ma non sei più tu.

L’aspetto esteriore è determinante nella relazione con gli altri, ancora di più se sei precaria: la malattia ti mette in un angolo». La giornalista ha deciso di acquistare una parrucca: «Ho scoperto un mondo sconosciuto: il mercato dei capelli, dove si lucra su debolezza e fragilità. Una parrucca adesiva poteva costare anche più di 2000 euro e ce ne volevano due per la manutenzione».

Video

Poi la denuncia

Così la denuncia di Laura è verso la mancanza di supporto adeguato da parte del Servizio sanitario Nazionale hanno spinto Laura a chiedere una maggiore sensibilità nei confronti dell’alopecia: «C’è una grande speculazione intorno alle parrucche. I capelli umani vengono acquistati a cifre irrisorie, ma in negozio costano una fortuna. Le parrucche sintetiche costano meno, ma se le metti e fa caldo è come avere un cappello di plastica in testa».

«Sono una giornalista e il mio lavoro prevede anche di apparire in video, per cui mi sono “arrangiata”. In tv l’immagine è sostanziale. Lo so, c'è il caso di Silvia Motta, la conduttrice di Tv Talk che presenta serenamente con il turbante, ha l’alopecia come Jada Pinkett Smith, la moglie di Willy Smith, che in un’intervista ha parlato della difficoltà di accettazione della sua condizione. Ognuno affronta la malattia a modo suo, ma io mi sentivo fragile, non me la sentivo, così modificavo il mio look continuamente: portavo parrucche corte, poi ricce, mosse, lisce. Variare mi ha aiutato»

La terapia

Ora la vita di Laura è cambiata grazie a un percorso terapeutico con il professor Alfredo Rossi: «Sono stata fortunata ad avere amici medici che mi hanno aiutato. Grazie a loro, ho potuto accedere a un nuovo farmaco dagli Stati Uniti. Ho iniziato la cura lo scorso anno e ho visto un grande miglioramento. Tra un paio di mesi potrò togliermi la parrucca e mi sono già ricresciute le ciglia»La giornalista ora si batte perché questa malattia venga riconosciuta dal Servizio sanitario e per fare sapere che una cura esiste. Nell’affrontare il percorso, Aprati sottolinea l’importanza del giusto atteggiamento mentale: «L’alopecia è invasiva soprattutto nella mente, se non sei abbastanza forte ti travolge. La malattia ti definisce, ma se ridi, forse non è ancora passata, ma ci sei decisamente vicino».

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