Roma, Fulminacci al Palaeur: «Stasera coreografie stile programma tv degli Anni '70 e '80 e la scaletta contiene un ospite e una canzone speciale»

Ci saranno 8mila spettatori: un sold out vero per il debutto dell'artista sul palco del palasport dell'Eur

Roma, Fulminacci al Palaeur: «Stasera coreografie stile programma tv degli Anni '70 e '80 e la scaletta contiene un ospite e una canzone speciale»
di Mattia Marzi
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Sabato 13 Aprile 2024, 08:26

Fosse stato per lui, «insicuro e incapace di fare il fenomeno», come si autodefinisce, il palasport avrebbe potuto aspettare: «La paura fondamentale era il passo più lungo della gamba. Quando i ragazzi del mio entourage mi hanno chiesto un parere, gli ho risposto: "Ma siete impazziti?". Per come la vedo io, i concerti vanno fatti nei posti che puoi riempire. È la regola che mi prometto di seguire. Meglio suonare in un posto che può tenere trenta persone ma che riesci a riempire, piuttosto che suonare in un posto che può tenerne mille e poi riesci a vendere solo cento biglietti», dice Fulminacci.
Alla fine Filippo Uttinacci, questo il vero nome del 26enne cantautore romano (nato e cresciuto a Casal Lumbroso, periferia ovest della città), tra le penne più talentuose e originali della leva cantautorale capitolina degli Anni Duemiladieci, si è lasciato convincere. Ricredendosi. Stasera a cantare a squarciagola sugli spalti del Palazzo dello Sport le sue Borghese in borghese, La vita veramente, Una sera, Le ruote, i motori!, Santa Marinella, Tattica, Tutto inutile e Baciami baciami, nate in cameretta per diventare poi inni generazionali, ci saranno 8mila spettatori: un sold out vero per il debutto dell'artista sul palco del palasport dell'Eur.
Insomma, fare il fenomeno a volte aiuta?
«Sì, tantissimo. Ma c'è un problema: io non lo so fare. Non riesco ad atteggiarmi come un fenomeno».
Si è mai chiesto cosa veda il pubblico in lei?
«Forse il fatto che in me non c'è nessuna particolare specialità. Non c'è neanche la ricerca di una specialità. Sono uno normale».

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Non è uno special one?
«Zero. Non mi va nemmeno di ricercare una serietà artistica: non sono in grado di prendermi sul serio e guardare il mondo con distanza come se fossi una divinità».
Stasera conquista uno dei templi della musica dal vivo della sua città: come si è preparato a tagliare questo traguardo?
«Ho cominciato a prendere le misure del palasport lo scorso novembre, quando gli Zero Assoluto, i fratelli maggiori di noi cantautori del circuito indie, mi hanno voluto come ospite del loro show. Insieme abbiamo cantato la loro Svegliarsi la mattina. Dal palco, gli anelli sembravano alti 700 piani. Poi a dicembre sono venuto a curiosare al concerto di Calcutta. E qualche giorno fa sono tornato al palasport per lo show di Gazzelle».
Dei colleghi ha invitato qualcuno per un duetto?
«Sì. È un artista della mia stessa generazione. Ma non mi chieda il nome: non voglio rovinare la sorpresa a chi ha acquistato il biglietto».
Lo spettacolo tende al gigantismo o non snatura la sua attitudine cantautorale?
«Ho pensato a uno show che sta nel mezzo tra le due cose. Ci ho messo dentro tutto quello che mi piace, esteticamente e musicalmente. Sul palco saremo in sette: ho aggiunto alla band anche una sezione di fiati. E ci saranno ballerini che eseguiranno coreografie stile programma tv degli Anni '70 e '80: quell'estetica mi fa impazzire. Mi voglio divertire a trecentosessanta gradi, ripercorrendo la mia carriera fin qui: dall'album d'esordio La vita veramente del 2019 (Targa Tenco come Miglior opera prima, ndr) al nuovo Infinito +1, uscito lo scorso novembre. Da una parte c'è il Fulminacci più intimista e riflessivo, quello di canzoni come La siepe, che non ha alcuna ambizione radiofonica: strizza l'occhio a Simon e Garfunkel. Poi, però, c'è anche un pezzo come Baciami baciami, scritto intenzionalmente per provare a entrare in alta rotazione radiofonica o per essere cantato da un palasport pieno. Io sono così: mi piace sia il pop più spudorato e diretto che il cantautorato più malinconico».
Chi è stato il primo in assoluto a credere in lei?
«Un amico, Andrea. Lavora nel mondo della musica, dietro le quinte. È stata la prima persona alla quale ho fatto ascoltare le mie canzoni, chiedendogli di dirmi sinceramente se secondo lui c'era del potenziale. Stasera sarà sotto il palco del Palazzo dello Sport».
Non è che ora che ci ha preso gusto al prossimo giro punterà all'Olimpico?
«No, no (ride).

La data di questa sera è una sorta di eccezione, nel calendario del tour nei club. Il prossimo passo sarà un tour tutto nei palasport. Ma con molta calma».

Il concerto è stasera alle ore 21 al Palazzo dello Sport, Piazzale Pier Luigi Nervi 1. 

 

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