Rieti, scoperta discarica di amianto
in un bosco della Sabina
trasformato in un ricovero di rifiuti. Foto

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RIETI - Lastre di amianto ondulate sotterrate in una buca a cielo aperto, altre abbandonate in superficie. Intorno una quantità indiscriminata di rifiuti: frigoriferi, resti di sanitari, pneumatici, bottiglie, materassi di gomma piuma, latte in plastica e sacchi della spazzatura. Il boschetto che si affaccia lungo via di Campomaggiore, la principale che attraversa l’omonimo nucleo ex abusivo di Fara Sabina situato lungo la statale Salaria, si è trasformato in una discarica. Senza che nessuno se ne sia accorto fino ad oggi. In realtà il bosco non è affatto difficile da raggiungere, ma la frazione di Campomaggiore è sicuramente posta in un’area più nascosta, lontana dalle altre zone farensi. E una volta che i residenti sono rientrati nelle proprie abitazioni, è sufficiente attendere le ore più buie per agire indisturbati, senza timore di essere visti. Le piante ad alto fusto che lo caratterizzano, fanno il resto, celando all’esterno la quantità innumerevole di rifiuti riversati tra le piante. Tuttavia è sufficiente costeggiarlo per scorgere, già dalla strada, resti di bottiglie e capire, senza bisogno di grossi aiuti, che è stato trasformato nel ricovero di ingombranti e materiale tossico.
L’AMIANTO
Muovendo qualche passo nei piccoli sentieri, tra foglie e rovi, si arriva a una voragine, tanto profonda da essere stata probabilmente realizzata con un mezzo meccanico, forse un piccolo escavatore. All’interno, coperte a metà dalle foglie, ci saranno, ad occhio e croce, una cinquantina di lastre ondulate di eternit. Forse di più, la profondità del buco e i detriti che le ricoprono non permettono di conteggiarle con esattezza. Più facile contare le 14 lastre ondulate, sempre in amianto, abbandonate poco più in là, direttamente sul terreno. Tutto intorno, sono ingombranti, sacchi di rifiuti indifferenziato e chi più ne ha ne metta.
I CONTROLLI
La gravità della situazione riporta in auge il tema dei controlli del territorio che dovrebbero essere assicurati anche dal Comune attraverso il corpo di polizia municipale, che, però, come è noto, è sottorganico. Meno di un mese fa l’assessore all’Ambiente, Tony La Torre festeggiava via Facebook la bonifica di alcune discariche abusive. Ma Fara Sabina, evidentemente, si conferma ancora troppo vasta per essere coperta capillarmente.
L’ISOLA CHE NON C’è
La mancata realizzazione dell’isola ecologica, che sarebbe dovuta essere realizzata in concomitanza con l’avvio della differenziata, complica chiaramente la situazione, rendendo difficoltoso lo smaltimento di rifiuti ingombranti solo attraverso il servizio a domicilio che ha inevitabilmente tempi lunghi.
LA BONIFICA
Il boschetto non è recintato e trovandosi a ridosso di un corso d’acqua, con molta probabilità è pubblico. Quindi a questo punto: chi e quando interverrà per effettuare la bonifica che, soprattutto per la rimozione dell’eternit, si annuncia molto costosa?