Abusivi, la sentenza della Cassazione: «Se sono un peso per il quartiere vanno sgomberati»

Per la Suprema Corte: «L’immobile si può liberare se gli occupanti gravano sui servizi pubblici»

Abusivi, la sentenza della Cassazione: «Se sono un peso per il quartiere vanno sgomberati»
di Valeria Di Corrado
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Lunedì 29 Aprile 2024, 00:21

Via libera allo sgombero di un immobile quando gli inquilini che lo occupano abusivamente determinano un aumento del «carico urbanistico», gravando cioè sui servizi pubblici del quartiere. La Cassazione ha accolto il ricorso della Procura di Torre Annunziata che il 21 marzo 2022 aveva sequestrato un complesso edilizio costruito con la formula dell’housing sociale a Sant’Agnello, piccolo centro della costiera sorrentina in provincia di Napoli, ordinando alle 38 famiglie abusive di liberare gli appartamenti. Il decreto di sgombero, però, era stato “congelato” dal giudice delle indagini preliminari in attesa di una sentenza definitiva a carico degli occupanti.

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Il principio giuridico

C’è una nuova “arma” giuridica che consente di contrastare l’annoso e diffuso problema delle occupazioni abusive, procedendo con lo sgombero.

Il principio è che non si può sovraccaricare demograficamente una determinata zona della città in mancanza di servizi adeguati. La Suprema Corte si è rifatta all’istituto del “carico urbanistico”: «deriva dall’osservazione che ogni insediamento umano è costituito da un elemento “primario” (abitazioni, uffici, opifici, negozi) e da uno “secondario” di servizio (opere pubbliche, uffici pubblici, parchi, strade, fognature, elettrificazione, servizio idrico, condutture del gas), che deve essere proporzionato all’insediamento primario, ossia al numero degli abitanti». «Quindi - si legge nella sentenza pubblicata il 16 aprile scorso dalla Cassazione - il carico urbanistico è l'effetto che viene prodotto dall’insediamento primario come domanda di strutture ed opere collettive, in dipendenza del numero delle persone insediate su di un determinato territorio. Si tratta di un concetto non definito dalla vigente legislazione, ma che è in concreto preso in considerazione in vari istituti di diritto urbanistico». «Pertanto - concludono gli Ermellini - ove dall’esecuzione di opere costruite abusivamente, anche nell’ipotesi in cui l’edificazione sia ultimata, sia derivato un aumento del carico urbanistico, è consentito il sequestro preventivo». E che, nel caso di specie, l’aggravio urbanistico «sia assolutamente rilevante sembrerebbe attestato dall’insediamento di trentotto nuclei familiari nell’immobile occupato».

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Il caso

Per questo motivo la terza sezione penale della Suprema Corte ha annullato l’ordinanza del Tribunale di Torre Annunziata del 10 ottobre 2023, con la quale il gip aveva ribadito la sospensione dello sgombero del complesso immobiliare di Sant’Agnello fino alla sentenza definitiva, disponendo che l’esecuzione del sequestro fosse affidata a un amministratore giudiziario. Ma c’è di più, nel provvedimento impugnato dalla Procura e annullato dalla Cassazione, il giudice delle indagini preliminari sostiene che lo sgombero non è indispensabile «quale modalità esecutiva del sequestro preventivo».

Di diverso avviso il sostituto procuratore generale Ettore Pedicini, il quale ha sottolineato che le 38 famiglie hanno occupato gli immobili nonostante il processo fosse ancora in corso e che «il giudice ha operato una inaccettabile sperequazione, premiando coloro che hanno “occupato” l’immobile in pendenza di sequestro, a discapito di coloro che, ossequiosi della legge, si sono astenuti dall’occupazione in attesa di conoscere la sorte del vincolo cautelare».

In ultimo, «la zona oggetto dell’abuso edilizio era destinata all’attuazione di soli interventi di edilizia residenziale pubblica» riservati ai residenti in “zone malsane” del comune di Sant'Agnello e in “abitazioni sovraffollate”, «requisiti non posseduti» dalle famiglie «che erano quindi ben consapevoli - si legge nella sentenza - di non poter partecipare al bando per l'assegnazione degli alloggi».

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