Roma, il Comune chiude 60 parchi gioco: mancano soldi per altalene e scivoli

Roma, il Comune chiude 60 parchi gioco: mancano soldi per altalene e scivoli
di Giuseppe Gioffreda
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Sabato 29 Ottobre 2016, 07:09 - Ultimo aggiornamento: 7 Ottobre, 19:53
Sono pensate per far giocare i bambini in libertà e sicurezza. Dagli anni 80 ad oggi su tutto il territorio capitolino ne sono sorte oltre 500. Al dipartimento tutela ambiente c'è un ufficio dedicato che si occupa di sopralluoghi a cadenza mensile per scovare anomalie o disporre eventuali interventi di manutenzione. Eppure tante, troppe, aree giochi attrezzate ad uso pubblico nei giardini, nei parchi e nelle aree verdi della città Eterna versano, a detta della stessa amministrazione, in stato di «incuria», determinando situazioni «poco decorose» e in alcuni casi anche «potenzialmente pericolose». In più lo stato di abbandono ha spesso come conseguenza diretta il moltiplicarsi di atti vandalici che «non hanno fatto altro che aumentare i costi di manutenzione». Con il risultato che il Campidoglio non riesce a star dietro agli interventi di ripristino di decoro e sicurezza. Tanto che l'amministrazione è arrivata al punto di dovere alzare bandiera bianca.

Piuttosto che continuare a spendere denaro pubblico per recuperarle - anche in un contesto di magra per le casse capitoline - con risultati che non si vedono, ha deciso di iniziare a smantellarle. Dal parco di San Sebastiano alle Terme di Caracalla a villa Ada al Salario, dal parco Aguzzano di piazzale Heghel all'Almagià al Casilino, da piazza Re di Roma all'area verde di via Joyce a Fonte Ostiense, passando da ville e parchi di Roma Nord, sono già 59 gli impianti ludici e sportivi all'aperto finiti nel mirino tra quelli che spariranno dalla mappa della città.

L'ATTO
A sancirlo è un provvedimento del dipartimento tutela ambiente che ha stanziato più di 200mila euro per rimuove e smaltire le attrezzature: via tutte le altalene, gli scivoli, i giochi a molla, le torri, bilici, saliscendi, gazebo e gli impianti ginnici non recuperabili. L'intervento messo a gara, si legge nell'atto, è inteso «come disinstallazione totale dell'area ludica comprensiva degli arredi (panchine, cestini, recinzioni ecc) e dei moduli gioco estesa anche alle strutture in legno ed alle attrezzature ginniche».

LA SITUAZIONE
Da anni la manutenzione delle strutture ludiche per bambini, ma anche del verde in generale, ha registrato diverse difficoltà. Vuoi per l'aumento delle aree da tenere sotto controllo, vuoi per diminuzione del personale qualificato degli uffici preposti. Vuoi per le vicende giudiziarie - leggi Mafia Capitale - che nel corso del 2015 hanno praticamente paralizzato le funzionalità del dipartimento Ambiente: appalti da rifare, gare da reinventare per non ricadere negli stessi vizi che il terremoto giudiziario in Campidoglio ha portato alla luce.

L'ultimo censimento effettuato nel luglio del 2015 su parchi e ville della capitale ha appurato che 172 delle aree ludiche e sportive hanno un'età superiore ai dieci anni e che molte risalgono addirittura agli anni 80 e 90. In più per il 18% dei punti gioco è emerso che apparentemente non c'erano utenti. Insomma, abbandonate letteralmente al proprio destino. Se si aggiunge che le strutture, nel corso degli anni, sono state realizzate con diverse modalità e standard da oltre 30 aziende fornitrici, il cerchio si chiude: la manutenzione di questo patrimonio è particolarmente complessa, è preferibile abbattere l'abbattibile e rimuovere alla radice il problema. Prevenire per non dover curare.