Anagrafe, certificati lumaca (non quelli per divorziare). E la rete dei chioschi va ko

Tempi quasi raddoppiati per ottenere un atto di matrimonio o cittadinanza È inattivo anche il servizio alternativo previsto nelle 107 edicole accreditate

Anagrafe, certificati lumaca (non quelli per divorziare). E la rete dei chioschi va ko
di Gianluca Carini
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Lunedì 20 Maggio 2024, 06:05

Per avere un certificato di matrimonio a Roma servono sei mesi, nonostante il limite sia fissato dalla legge a quattro. Per attestare una separazione o un divorzio, invece, gli uffici sono in media puntualissimi. È uno dei tanti paradossi dell’anagrafe capitolina. E ancora, per un atto estero (ad esempio dell’Aire) di mesi ce ne vogliono otto, anche se per legge non si potrebbe andare oltre i quattro. Male anche gli attestati di cittadinanza: legalmente per ottenerli ci vorrebbero al massimo quattro mesi, in realtà di media ne occorrono sei. Puntuali invece le denunce di nascita formate dalle direzioni sanitarie ospedaliere: che di media vengono adempiute nel termine di 90 giorni previsto dalla legge. Per dare un’idea del carico, ad aprile 2024 sono arrivate agli uffici comunali 1.174 denunce di nascita (circa il doppio delle 625 denunce di morte), 3.990 istanze di cittadinanza, 87 di separazione e divorzio (contro le 106 di matrimonio o unione civile). Ma la maggior parte, come detto, sono state emesse con grande ritardo, diffuso tra i vari uffici a macchia di leopardo: oltre alle carenze di personale, all’origine c’è soprattutto il blocco informatico che nei mesi scorsi ha messo in ginocchio il sistema del Comune, costringendo per settimane gli impiegati capitolini a trascrivere a mano gli atti. Problema che dovrebbe però essere stato risolto a metà aprile, quando è provveduto a cambiare database.

L’ALTRO PROBLEMA

Come spesso accade, mentre si prova a mettere una pezza su una falla, se ne apre subito un’altra. E così da quasi tre settimane non è più possibile ottenere certificati anagrafici in nessuna delle 107 edicole convenzionate con il Campidoglio. Parliamo di 80mila atti “semplici” (si può chiedere ad esempio lo stato di famiglia, non la carta di identità).

Per avere i quali basta pagare all’edicolante una commissione di 1,50, evitando così di intasare gli uffici comunali e magari anche delle sfacchinate, soprattutto per le persone più anziane.

IL PRECEDENTE

Un’iniziativa introdotta dall’allora assessore all’Anagrafe Antonio De Santis (oggi consigliere della LcR). Che parla di «antitesi della propagandata città dei 15 minuti» e ritiene «inconcepibile lasciare al palo un servizio come questo. È importante per i cittadini, per gli edicolanti e contribuisce a dare una mano agli ufficiali d'anagrafe e stato civile oramai ridotti al lumicino con compiti sempre più pressanti». Ma il tema è stato segnalato per il suo territorio anche dal consigliere del Municipio XI Marco Palma (FdI). L’accordo con gli edicolanti è scaduto dopo tre anni nel settembre 2022. Ma finora i titolari dei chioschi avevano continuato a operare senza problemi. Di recente però, spiegano fonti dell’assessorato ai Servizi al Territorio per la Città dei 15 minuti, è subentrata una circolare sulla privacy che, per ragioni di tutela della privacy, impedisce l’accesso a questi atti da parte di chi non è familiare oppure interessato alla loro conoscenza. Con l’effetto però di escludere anche gli edicolanti. Per capire come risolvere la questione, si è aperto un tavolo con il ministero dell’Interno. Anche se «alla luce della collaborazione proficua» registrata in questi mesi tra Campidoglio e Viminale – basti pensare ai giuramenti collettivi di cittadinanza, elaborati insieme dai due enti – si punta a risolvere il problema entro qualche settimana, forse un mese. Sperando che nel frattempo non se ne presentino altri.

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