Benzina low-cost dalla Croazia, evasa l'Iva per 300 milioni: otto arresti e 59 indagati

Perquisizioni e sequestri anche a Roma. Nella Capitale la filiera di società fittizie create ad hoc per aggirare l'imposta

I controlli della Finanza
di A. Mar.
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Martedì 26 Marzo 2024, 22:22 - Ultimo aggiornamento: 22:23

Benzina low-cost grazie alla frode dell'Iva. Smantellato dalla Guardia di Finanza un sodalizio criminale che ha commercializzato carburante proveniente da Croazia e Slovenia in Italia evadendo sistematicamente l’imposta sul valore aggiunto. Nell'operazione “Fuel family” sono scattate otto misure cautelari personali mentre nei confronti di 59 persone fisiche e 13 imprese sono stati sequestrati beni per circa 300 milioni di euro. A Roma c'erano le società cartiera che provvedevano a emettere false fatture di compravendita di benzina e gasolio che, in realtà, in quelle ditte create ad hoc dai professionisti dell'evasione, non erano mai arrivati. Tutti passaggi fittizi attraverso cui l'organizzazione era sicura di "scaricare" l'imposta, avendo così ampio margine per potersi attestare in maniera concorrenziale sul mercato. Martedì mattina sono così scattate diverse perquisizioni nella Città Eterna, in particolare sarebbero due i dominus romani, imprenditori stabilmente inquadrati nel sistema escogitato dalla banda. Al vagli degli investigatori possibili collegamenti con la criminalità organizzata. 

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Le indagini

Il provvedimento trae origine dalle indagini condotte nei confronti di un’associazione per delinquere composta da almeno dieci soggetti (alcuni dei quali legati da vincoli familiari), con ramificazioni in Italia e all’estero, tutti indiziati dei reati di associazione per delinquere, frode all’Iva e riciclaggio.

Le attività investigative avrebbero consentito di disvelare la commercializzazione in Italia di carburante proveniente, principalmente, dalla Slovenia e dalla Croazia attraverso una filiera commerciale in cui erano fittiziamente interposte 41 società “cartiere” con sedi anche in Campania e Lombardia, che hanno sistematicamente violato gli obblighi di dichiarazione e versamento dell'imposta. 

Le società “cartiere” avrebbero emesso e utilizzato fatture per operazioni inesistenti per un ammontare di oltre 1 miliardo di euro determinando un’evasione dell’IVA di oltre 260 milioni. Sarebbe stato, inoltre, accertato il riciclaggio di proventi illeciti per un ammontare complessivo di oltre 35 milioni di euro, prima trasferiti sui conti correnti di società ungheresi e rumene, quindi monetizzati attraverso sistematici prelievi di denaro contante e infine consegnati ai promotori del sodalizio. Grazie alla sistematica evasione dell’Iva, gli indagati avrebbero praticato prezzi illecitamente concorrenziali ai clienti finali (distributori stradali) applicando un sistematico “sottocosto” sul prezzo di cessione.

L’operazione è stata condotta dai Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Verbania, Rovigo, Roma, Napoli e Caserta, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata e con il II Gruppo Napoli, con il coordinamento della Procura europea.

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