Roma-Bayer Leverkusen, assalto De Rossi: sfida i nuovi mostri di Xabi Alonso

Domani all’Olimpico la prima semifinale di Europa League. «Sono imbattuti ma non imbattibili. Voglio una serata speciale»

Roma’s head coach Daniele De Rossi during the Serie A soccer match between Napoli and Roma at the Diego Armando Maradona stadium Napoli, Southern Italy - Saturday, April 28, 2024. Sport - Soccer . (Photo by Alessandro GarofaloLapresse)
di Stefano Carina
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Mercoledì 1 Maggio 2024, 06:00

Si legge Roma-Bayer Leverkusen ma la partita di domani, è molto di più. In ottica romanista, ad esempio, è la sfida agli invincibili. Sul versante tedesco, invece, è la rivincita tanto attesa per l'eliminazione della passata stagione. In campo, sarà Lukaku contro Boniface, Paredes contro il sogno proibito di Mou, Xhaka, Dybala contro l'astro nascente Wirtz. Ma Roma-Bayer Leverkusen è anche, se non soprattutto, il confronto tra De Rossi e Xabi Alonso. Campioni con gli scarpini ai piedi che in carriera si sono già incrociati 7 volte (perlopiù in nazionale): 6 vittorie dello spagnolo, una per Daniele. Quella all’Olimpico (tutto esaurito), è la prima da tecnici. E il punto di partenza, è tutto in questa frase di DDR: «Sono imbattuti, non imbattibili». Sì, perché se è vero che il Leverkusen non perde da quasi un anno (27 maggio del 2023, 0-3 contro il Bochum: poi 46 gare senza ko, 38 vittorie e 8 pareggi), è in corsa per il Triplete (dopo la Bundesliga è in finale di coppa di Germania e in semifinale di Europa League) e non si arrende mai (15 le reti segnate oltre il 90'), la Roma targata De Rossi viaggia comunque spedita: tre passaggi del turno ottenuti in Europa (eliminando Feyenoord, Brighton e Milan) più 30 punti sui 42 disponibili in campionato.

GENTE DI MARE

In campo avrebbero formato una coppia meravigliosa . Visto che gli anni passano per tutti, non resta che goderseli in panchina. Apparentemente diversi - sanguigno Daniele, riflessivo Xabi - sono amanti del gioco in verticale. Per carità, avere il pallone tra i piedi piace a entrambi ma appena si può, spazio all'uno contro uno o alla verticalizzazione improvvisa. Nati entrambi respirando aria di mare - De Rossi a Ostia, il basco sulla spiaggia di La Concha a San Sebastian - sono capaci di imprese. DDR ha fatto dimenticare un'icona come Mourinho, rilanciando la Roma, portandola a giocarsi un posto in Champions più una semifinale di Europa League e soprattutto regalandosi, come auspicava il giorno dell'addio al calcio, «un'altra vita in giallorosso». Xabi invece ha posto fine alla più lunga dinastia del calcio tedesco (quella del Bayern Monaco con 11 scudetti consecutivi), proprio lui che da calciatore aveva contribuito nel triennio 2014-17 a cementare lo status dei bavaresi. Da allenatori hanno avuto percorsi diversi. Daniele - che ieri ha suonato la carica: «Vogliamo vivere un’altra serata indimenticabile. I meriti di Xabi? Ha preso una squadra nella parte destra della classifica e in due anni, facendo un calcio piacevole, l’ha portata a trionfare in Germania» - dopo la parentesi sfortunata alla Spal e qualche porta in faccia di troppo, ha avuto la chance della vita, la sua Roma. Doveva essere il feticcio da sacrificare sull'altare dei sentimenti per placare l'ira della piazza a seguito dell'addio dello sciamano portoghese e invece, dopo tre mesi ha convinto tutti, guadagnandosi con pieno merito la conferma. Lo spagnolo, al contrario, è partito dalle giovanili del Real Madrid ed è passato per la seconda squadra della Real Sociedad.

Ora, dopo due anni a Leverkusen, è già considerato uno dei migliori allenatori al mondo, capace di dire no alle panchine più prestigiose europee. Domani si affrontano due allenatori non prigionieri dei numeri. De Rossi in tre mesi ha fatto vedere di tutto: difesa a tre, a quattro o a cinque, 4-3-3, 4-4-2, 3-5-2, 3-4-1-2, 3-4-2-1, 4-2-3-1, El Shaarawy da sinistra a destra per arginare la fascia mancina avversaria. Xabi, invece, era partito con il 4-2-3-1 (riproposto a sorpresa a Londra con il West Ham) per poi virare sul 3-4-3 che poi, in partita, diventa un modulo a dir poco fluido. Si potrebbe parlare, a seconda della posizione della palla, della volontà di andare a prendere alti gli avversari o rinunciare al pressing, di una sorta di 3-2-2-3. Quello che li accomuna, però, è la volontà di portare più uomini in area possibile. Una cosa è certa: tra andata e ritorno, non ci sarà spazio per annoiarsi.

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