Giro d’affari da 11 miliardi: ecco il mercato dei B&B. Quasi 600mila famiglie hanno messo a disposizione dei turisti la propria residenza

Pendolari e turisti all’entrata della stazione Termini Pendolari e turisti all’entrata della stazione Termini
di Francesco Pacifico
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Sabato 27 Aprile 2024, 00:31

Ricavi garantiti da 1,5 miliardi all’anno. Un giro d’affari che sale a 11 miliardi soltanto per le prenotazioni. Ma soprattutto una potenza di fuoco di 700mila appartamenti a disposizione. E bastano questi dati per capire quanto abbia preso piede il fenomeno degli affitti brevi. Ormai - e anche grazie a un indotto che vale 1,1 miliardi - si può parlare di industria, concorrente sempre più pericoloso per il sistema alberghiero con i suoi 2 milioni di posti letto. Anche perché ha conquistato i centri storici di grandi e piccole città e sta mettendo saldi radici nelle periferie, soprattutto quelle ben collegate. Soltanto nel Ponte del Primo Maggio in corso in questi giorni, queste strutture ospitano un milione e mezzo di persone. Dei quali il 71 per cento provenienti dall’estero. 

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LO SCENARIO

Partendo dalla fotografia realizzata dall'Aigab, l'associazione del settore, il mondo di case vacanze e B&b avrebbe ricavi consolidati vicini al miliardo e mezzo all'anno.

Ai quali si devono aggiungere 1,1 miliardi incassati dalla filiera tra industrie di pulizie, ristoranti, lavanderie per non parlare dei trasporti. Scenari immobiliari ha calcolato che circa 700mila abitazioni sono destinate agli affitti brevi, delle quali 125mila gestite da società. Per Aigab gli operatori professionali e non sono 30 mila, con 600mila famiglie che in questi anni si sono date a quest'attività. Mentre l'indotto dà lavoro a circa 150mila persone. Tutto questo ha generato nel 2023 prenotazioni di circa 11 miliardi di euro, garantendo una spesa di 44 miliardi da parte degli ospiti delle strutture extralberghiere per il cibo, lo shopping o la cultura. La rendita netta per un host è di 17mila euro annui, ma il 65 per cento dovrebbe andarsene tra tasse (Irpef, Imu, Tari e Tasi) e utenze. Sul fronte fiscale però è complicato dare grandezze precise, anche perché da quest’anno i titolari sono obbligati a comunicare all’Agenzia delle entrate tutti i passaggi, mentre i grandi portali soltanto da pochi anni stanno via via cancellando gli annunci di strutture prive del codice di riconoscimento. Al riguardo Alessandro Massimo Nucara, direttore generale di Federalberghi, nota che «ancora oggi ci sono casi in cui il 50 per cento delle attività viene fatto in nero dagli host».

Dopo il Covid, l’Italia ha registrato una spinta sul fronte del turismo impensabile prima della pandemia: 65 milioni erano gli arrivi nel 2019, di più lo scorso anno. Anche perché il Belpaese - come ha confermato in una recente indagine l’Enit - è sul versante dei prezzi molto più concorrenziale delle altre nazioni europee. In poche parole, si paga poco: e in uno scenario di tariffe quasi stracciate per i trasporti, cene sostanziose a buon mercato e musei dal costo dei biglietti contenuti hanno fatto da perfetto corollario anche le case vacanze che, almeno fino al primo periodo post pandemia, permettevano ai turisti di dormire spendendo almeno un terzo in meno rispetto agli hotel.

L’IMPATTO

Fin qui l’aspetto economico del fenomeno. Poi ce n’è uno sociale. Per comprenderlo è utile ricordare che negli ultimi cinque anni, sono letteralmente scappati dalle zone centrali di Roma il 35 per cento dei residenti. Nello stesso lasso di tempo, e sempre nel quartieri più simbolici della Capitale, sono stati aperti poco meno 5mila bed & breakfast. Ma paralleli simili si possono fare in tutt’Italia. Firenze, Bologna e Venezia sono scese in campo contro il proliferare di case vacanze in Centro, Roma si accinge a farlo.

L’economista della Sapienza Filippo Celata ha «parlato di “Airbnbificazione” delle città: nei grandi centri rispetto al boom degli anni scorsi, si segnala una stasi nelle nuove aperture. Ma soltanto perché siamo di fronte a un livello di saturazione. Con il risultato, che nella sola Roma, le locazioni brevi sulle piattaforme online sono 21mila al giorno, gli annunci di affitti poco più di 3mila». Uno scenario che non convince Marco Celani, presidente di Aigab: «La verità è che i cittadini scappano dai centri storici, perché lì è più difficile parcheggiare e le case sono vecchie. I centri storici non muoiono per i bed & breakfast, che sono gestiti nella maggior parte dei casi da imprenditori seri: non a caso le sacche di evasione sono in quei proprietari che al mare e in montagna affittano le loro case grazie al passaparola e si fanno pagare in contanti».

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