Giustizia, Francesco Petrelli: «Doppio Csm e carriere separate, questa deve essere la volta buona»

Il presidente delle Camere penali

Giustizia, Francesco Petrelli: «Doppio Csm e carriere separate, questa deve essere la volta buona»
di Francesco Malfetano
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Mercoledì 8 Maggio 2024, 08:32

Francesco Petrelli, presidente dell'Unione camere penali, partiamo dall'attualità. Che ne pensa delle parole del ministro Nordio rispetto al caso Liguria? «Un pubblico ministero raramente ha chiesto provvedimenti di custodia cautelare dopo anni di indagine». Nel governo c'è chi parla di giustizia ad orologeria.
«Mi pare evidente l'inasprimento del contesto del dibattito. Capiremo poi se c'è spazio per valutare un ambito di strumentalizzazione della vicenda giudiziaria, in ogni caso non sarebbe la prima volta».

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L'esecutivo sostiene che la separazione delle carriere arriverà in consiglio dei ministri entro maggio - prima delle Europee per intenderci - con un ddl costituzionale. È la volta buona oppure pensa, come qualcuno ha già fatto notare, che si tratti di un modo per prendere tempo?
«Non abbiamo ragione di pensare una cosa del genere e continuiamo a dare fiducia al ministro.

Se ha detto che il ddl sarà portato al Consiglio dei ministri, speriamo che accada. Sotto il profilo politico siamo in qualche misura soddisfatti che il governo metta la faccia sul progetto di riforma costituzionale della separazione delle carriere. Sotto un profilo tecnico, invece, com'è noto l'unione della Camere penali nel 2017 ha provveduto a raccogliere oltre 71 mila firme di cittadini italiani e ha presentato un proprio disegno di legge in merito, al quale tra l'altro le altre forze di maggioranza si sono sostanzialmente adeguate. Diciamo che quello è il nostro manifesto, e speriamo che questo nuovo disegno non si allontani dalla geometria che abbiamo immaginato. Poi per carità ogni riforma è perfettibile».


La criticità a cui facevamo riferimento è proprio questa, per accelerare il governo avrebbe potuto affiancarsi ad uno dei disegni di legge già depositati in Commissione.
«Su questo disegno, con questi tempi, ed in questa situazione politica il governo ha fatto un passo che non fatico a definire "impegnativo". Vedremo se sarà rispettato, e ne trarremo le conseguenze. Diciamo che questa deve necessariamente essere la volta definitiva, l'ultima Thule. Non potremo attendere oltre».


Per di più tra premierato e autonomia, mettere sul tavolo un tema così corposo e divisivo, è un rischio per la fattibilità stessa della riforma non trova?
«Sì, credo l'affollamento costituisca un punto di criticità. Lo abbiamo detto sin dall'inizio. Tra l'altro sia il ministro Nordio che il viceministro Sisto hanno sempre spiegato che queste riforme andavano in qualche modo coordinate e sarebbe stato necessario come dire creare una sorta di staffetta tra le diverse iniziative. Anche su questo abbiamo dato fiducia al ministro e ripeto staremo a vedere».


Cosa risponde a chi dice che la politica controllerebbe i pm?
«Il nostro disegno di legge, sul quale si sono evidentemente appoggiate le altre ipotesi di riforma, è molto chiaro ed è volto proprio a tutelare l'indipendenza del pm attraverso la costituzione di due distinti consigli superiori - uno per i requirenti e uno per i magistrati giudicanti. Francamente è difficile immaginare qualcosa di più equilibrato. Continuare e ad insistere su questo profilo di presunta criticità, significa affermare cose che sono totalmente fuori il disegno di riforma. Io infatti credo sia vero il contrario. E cioè che questa riforma tuteli ancor di più l'indipendenza e l'autonomia della magistratura. Soprattutto la cosiddetta indipendenza interna, proteggendo la magistratura stessa da influenze che ne condizionano le scelte non dai poteri esterni ma interni alla magistratura».


Nascerebbero non solo due Csm ma anche un'alta Corte destinata a sostituire il Csm nei procedimenti disciplinari a carico dei magistrati. Che ne pensa?
«Di un'Alta corte di giustizia si è molto parlato anche negli anni passati, ed è una questione controversa, tutta da valutare. Detto ciò noi ci siamo già definiti laici e non appena conosceremo il disegno di legge ci esprimeremo. È comunque evidente che una scelta di questo genere abbia una sua possibile coerenza. Bisogna però vedere chi sceglie i membri e quali ne sono in concreto i poteri».


Inutile chiederle quale delle due ratio del sorteggio condivide quindi, secco o moderato.
«Vede, si tratta di disegni costituzionali molto delicati, non si può esprimere dei pareri senza conoscerli in maniera puntuale».


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