Una violenza coniugale, la più subdola e forse meno riconosciuta: quella psicologica. Una donna innamorata e idealista vittima di un marito-padrone, possessivo all’estremo e geloso fino alla brutalità. Una relazione altamente tossica, il rischio dell’ennesimo femminicidio e finalmente la fuga di lei verso la salvezza.
LE REAZIONI
Questi i contenuti “esplosivi”, terribilmente attuali, di un film che ha riempito i cinema in Francia e arriverà nelle nostre sale il 2 maggio, con Movies Inspired e Circuito Cinema Distribuzione, dopo l’anteprima romana al festival Rendez-vous: Il coraggio di Blanche, regia di Valérie Donzelli, protagonista un’intensa Virginie Efira vittima del marito Melvil Poupaud. «Nel mio Paese, il film ha suscitato reazioni emotive fortissime», spiega la regista, 51 anni, «le donne si sono ritrovate nella protagonista e molti uomini, pur rifiutando di riconoscersi in quel marito violento, hanno accettato di mettersi in discussione».
IL ROMANZO
Il coraggio di Blanche è ispirato al romanzo L’amour et les forêts di Éric Reinhardt. «Ho sentito la necessità di portarlo sullo schermo», rivela la regista, «per parlare della dominazione dell’uomo sulla donna evitando i luoghi comuni.
Secondo Valérie la storia di Blanche riassume i tanti abusi che le donne subiscono: «Io stessa sono stata molestata su un treno», rivela. Il cinema può fare qualcosa contro la violenza di genere? «Certo. Proprio come la letteratura, può accendere un faro, invocare pene più severe contro il sessismo, premere affinché le denunce delle donne non vengano ignorate». In Francia la regista e attrice è un nome di punta fin dal 2011, quando il suo film La guerra è dichiarata sbancò il botteghino e fece incetta di premi. «Il nostro cinema dà molto spazio alle donne», osserva, «ma una regista non ha diritto all’errore. Comunque lavoro in un sistema fantastico, unico al mondo. Ed è una fortuna».