Forte la presenza dell’Italia, sia come artisti proposti, sia per gallerie partecipanti. Così, Bianco Plastica di Alberto Burri - presentato da Mazzoleni - elemento della serie Plastiche, che fu esposta per la prima volta a Roma nel 1962. E la Galleria d’Arte Maggiore g.a.m., che dopo la mostra dedicata all’artista a inizio anno, espone l’armatura di Jones, artista che ispirò anche Stanley Kubrick. Suoi lavori sono “citati” nel film Arancia meccanica.
«La lamina metallica del corpo in vetroresina è stato creata nel 1974 per un film che avrei voluto fare - spiega l’artista - Era la storia di una ragazza che voleva diventare una modella. In un qualche modo scoprì di avere un problema: ogni volta che si posizionava sotto i riflettori, si trasformava in un uomo. Il suo ragazzo, un artista, venne a salvarla, creando un abito corazza». Le opere giungono, però, da quattro continenti. È un dialogo a distanza di secoli quello che si crea con l’antica Kore, statua in marmo di ragazza datata tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., presentata da Galerie Chanel. La riflessione sul femminile, con Adrian Sassoon, torna nell’opera dell’artista olandese Bouke de Vries, Guan Yin with Diagonal Cloud del 2023, che porta in primo piano la figura della dea della misericordia, ricorrente nella sua ricerca, a simboleggiare «la compassione verso i frantumi», poi riportati a nuovo splendore.
Non manca la natura. È del 1974 Oiseau de jardin à bascule del francese François-Xavier Lalanne, che trasforma le linee di un passero in sedia a dondolo, il cui movimento richiama quello del volatile nell’atto di beccare. È dell’anno dopo l’armadietto di Wendell Castle, che sorprende con forme organiche, qui quasi a richiamare, tra curve e aperture, il movimento di dune di sabbia al vento. Di opera in opera, la poesia del Bello, senza confini di spazio e tempo.
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