Ilva e Ita, i piani a Vestager ma c’è il rebus del voto Ue

C’è il rischio che i fondi stanziati per il polo siderurgico siano considerati aiuti di Stato

Ilva e Ita, i piani a Vestager ma c’è il rebus del voto Ue
di Umberto Mancini
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Mercoledì 8 Maggio 2024, 06:43

Spetterà a Bruxelles dire l’ultima parola su Ilva e Ita. O almeno a definire le traiettorie industriali di due partite strategiche. Perché il futuro di acciaio e trasporto aereo, al di là della capacità d’interdizione politica, dipenderà in larga misura dalla regia della Ue che detta i tempi, modifica le strategie, impone sacrifici, tracciando la rotta finale. Di fatto sia l’Antitrust che la Commissione ne hanno già condizionato il cammino. Ritardando il matrimonio italo-tedesco di quasi un anno. E stabilendo il quadro normativo in cui dovrà muoversi l’Ilva per avviare la decarbonizzazione. Lo scenario è però in movimento. Molto dipenderà da quanto accadrà dopo le elezioni di giugno. Con le decisioni tecniche che subiranno inevitabilmente il fascino discreto di quelle politiche. Come accaduto, in questo scorcio di legislatura, con il green deal. E se da un lato per Taranto, almeno teoricamente, non dovrebbero esserci problemi al prestito ponte da 320 milioni, ossigeno puro per mandare avanti il siderurgico. Dall’altro il cammino resta in salita per le nozze tra la compagnia italiana e Lufthansa.

Ilva, l’ultima scommessa: la strada green (in salita) per salvare azienda e lavoro

I dossier sono sul tavolo della commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager che ha assicurato che non cambierà linea anche dopo la consultazione elettorale.

In pochi ovviamente ci credono. In attesa di sciogliere il rebus sia i commissari straordinari che guidano l’Ilva che i manager tedeschi che lavorano a contatto con i colleghi del vettore tricolore, non possono che attenersi al percorso indicato. Alternative non ce ne sono. Il via libera al matrimonio nei cieli, atteso per giugno, è già slittato a luglio per un supplemento di indagine. Francoforte, insieme al Mef, hanno inviato a Bruxelles i “rimedi” per ottenere il “visto” finale, l’ultima offerta, con 100 pagine di allegati e tabelle. Misure che prevedono, come anticipato dal Messaggero, non solo la riduzione degli slot a Linate (22 coppie) a favore di altri vettori, ma anche il taglio di una ventina di rotte in Europa. E, novità di rilievo, l’esclusione delle tratte verso l’America dalla futura alleanza. In pratica, per due anni saranno congelate le rotte internazionali da Fiumicino con destinazione Stati Uniti e Canada. Ita opererà come fosse un concorrente di Lufthansa. Bisognerà vedere se questa mossa, molto ardita secondo gli osservatori, convincerà Bruxelles o se sarà bocciata. L'invio dei nuovi impegni è considerato una sorta di dentro o fuori. I tedeschi non sono disposti ad andare oltre questa linea rossa. Il rischio è il fallimento dell’alleanza, la sua deflagrazione. Con conseguenze gravi per la nostra compagnia di bandiera e, fatto più rilevante, la stessa filosofia che ha ispirato il salvataggio di Alitalia. Salvataggio il cui scopo, al di là della valenza commerciale, era ed è quello di consolidare il settore aereo in Europa. Per contrastare la concorrenza dei colossi asiatici e americani, creare sinergie. Mettendo in sicurezza Ita, nata dalle ceneri di Alitalia, costata ai contribuenti qualcosa come 14,5 miliardi di euro.

LA PARABOLA
Gli aiuti pubblici per la siderurgia, tra cig e piani di salvataggio, hanno invece sfiorato, i 10 miliardi. Ma per avviare la svolta green, l’acciaio verde, ne serviranno a stretto giro altri due. Ieri, in attesa di trovare un partner privato dopo l’uscita di Arcelor, sul piatto sono stati messi altri 400 milioni. L’obiettivo, hanno detto i dirigenti Ilva ai sindacati, è quello di far ripartire due altoforni e arrivare a 4 milioni di tonnellate l'anno. In Puglia sarà attivo un treno di laminazione a caldo, mentre tutto il laminato a freddo andrà a Genova. Sempre che la Ue non consideri l’iniezione di liquidità un aiuto di Stato, rimettendo tutto in gioco. Una possibilità remota che, come con Ita, crea incertezze e tanti interrogativi.

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