Oltre cinquemila impianti in tutta Roma, per una spesa di oltre 300 mila euro. Con l'avvicinarsi delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, in programma l'8 e 9 giugno, le strade (e soprattutto i marciapiedi) della Capitale tornano a fare i conti con le plance elettorali: quei cartelloni che invadono gli spazi pubblici per un paio di mesi (spesso anche rendendo più difficile utilizzarli) a ogni tornata elettorale e poi vengono rimossi, fino al prossimo giro. Con una differenza rilevante, rispetto al passato: adesso i canali della comunicazione politica sono notevolmente cambiati, abbandonando gradualmente l'utilizzo dei maxi-manifesti e virando sempre più verso la comunicazione dei social network. E così la costosa, ingombrante (e spesso fastidiosa) presenza delle plance risulta sempre più anacronistica. Ma qui i margini di manovra dell'amministrazione capitolina sono ridotti, se non inesistenti: il numero dei tabelloni e la suddivisione nei 15 Municipi della Città eterna viene effettuata, come prevede la legge, prendendo in considerazione il criterio della popolazione residente.
Manifesti elettorali inutili, ma è impossibile eliminarli: una legge del 1956 lo vieta. E al Comune costano 300mil euro
Con l'avvicinarsi delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, in programma l'8 e 9 giugno, le strade sono invase
di Fabio Rossi
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Giovedì 9 Maggio 2024, 07:04
Dei fondi stanziati per il bando, 6,7 milioni sono destinati agli impianti destinati al voto, mentre 4,5 milioni sono per il «servizio di trasporto, consegna, ritiro, manutenzione ordinaria per tutto il materiale per consultazioni elettorali». Questi fondi sono materialmente erogati al Comune dal ministero dell'Interno.
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