Roma, Circonvallazione Cornelia sotto assedio. La rabbia dei residenti: «La sera non si può uscire»

Ubriachi, risse e musica a tutto volume. La battaglia del barista Tiziano Coccia: «Li caccio via e poi subisco le loro ritorsioni»

Roma, Circonvallazione Corneria sotto assedio. La rabbia dei residenti: «La sera non si può uscire»
di Federica Pozzi
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Lunedì 29 Aprile 2024, 23:50 - Ultimo aggiornamento: 30 Aprile, 08:25

«Dopo le 18 non si può più camminare sul marciapiede, ci sono solo gruppi di stranieri che bevono, spacciano, rubano, importunano i passanti». Sono terrorizzati i residenti del quartiere Aurelio. Il marciapiede di cui parlano è quello di Circonvallazione Cornelia, di fronte al capolinea degli autobus, dove decine di persone - per lo più nord africani, di cui molti minorenni - si riuniscono a tutte le ore, soprattutto però al calare del sole, di fronte ai numerosi mini market, e bevono a non finire per strada, con le casse a tutto volume, lasciando sporcizia ovunque. Camminando su un tratto dello stesso marciapiede si possono vedere addirittura centinaia di tappi di birra che, gettati a terra, sono ormai diventati tutt’uno con l’asfalto. «Succede di tutto qui. Abbiamo talmente tanta paura che io sono sollevata di non avere più il cane, non riuscivo più a portarlo fuori», dice Carla, che abita proprio in quei palazzi dai quali la sera è impossibile uscire.

Non solo i residenti, paura e rabbia sono sentimenti condivisi anche dai commercianti.

Daniela è la titolare di un bar di Circonvallazione Cornelia e negli anni ne ha viste di tutti i colori: «Sono tanti e sono sfacciati, spacciano davanti a tutti, fumano canne, scippano, rubano nei negozi e anche se li prendono poi li rilasciano subito. I controlli ogni tanto non bastano, devono esserci pattuglie fisse». «Io sono obbligata a chiudere entro le 18 perché poi la situazione è ingestibile», conclude.

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SPACCIO A CIELO APERTO

Poco più avanti, a piazza dei Giureconsulti la situazione non migliora, anzi. «La gente che esce dalla metro si spaventa perché si mettono proprio davanti all’uscita a spacciare e non hanno freni», racconta Dario che su quella piazza ha una bancarella. Di fronte a lui c’è un supermercato, le cui titolari, Cinzia e Veronica, sono state costrette a mettere un uomo della vigilanza che faccia da deterrente ai malintenzionati. «Sono due anni che siamo qui, all’inizio oltre ai furti subivamo anche atti vandalici, ci buttavano a terra i prodotti sugli scaffali», raccontano. «È un continuo e poi abbiamo paura per le nostre dipendenti che quando finiscono di lavorare si trovano davanti tutti questi uomini ubriachi che le importunano», spiegano Cinzia e Veronica.

Rabbia, paura, ma anche tanta determinazione nel riportare la zona alla normalità. Una battaglia che Tiziano Coccia, proprietario del Light Caffé che si trova proprio all’angolo con piazza dei Giureconsulti, affronta ogni giorno. «Ho rilevato l’attività da un anno e ho trovato una situazione indecente, gente che spacciava nei bagni, a gennaio dello scorso anno si sono addirittura accoltellati dentro al bar. Ed è sempre lo stesso gruppo di nord africani», dice Coccia che in più di un occasione si è trovato a fronteggiarli perché «spacciavano sui tavolini esterni o si drogavano». «Abbiamo segnalato ogni episodio a polizia e carabinieri - spiega - ma questi malviventi sanno che non gli succede nulla». Diverse le ritorsioni subite: «Hanno preso a bottigliate il locale, fatto scritte per terra, sui muri, hanno rotto le telecamere di videosorveglianza». «Sono stato addirittura incolpato di essere razzista perché non li faccio più entrare nel bar ma non mi importa, ormai sono determinato a fare di tutto per riportare la legalità e qualcosa si sta muovendo».

L’INSEDIAMENTO

Poco distante, nel parcheggio di via Francesco Albergotti, accanto al liceo Seneca, vivono decine di persone abusivamente, con tanto di bombole a gas in vista alle spalle del distributore di benzina. Lì addirittura i residenti hanno affisso dei cartelli sulle facciate dei palazzi che recitano: «Vietato sostare e consumare cibi in tutta l’area». Sotto i balconi dei palazzi, racconta chi ci abita, «facevano dei veri e propri barbecue lasciando a terra ogni cosa».

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